Campagna contro l’estradizione delle compagne e dei compagni

Alcuni antifascisti rischiano attualmente l’estradizione in Ungheria, paese che ormai da anni
viene criticato dalle organizzazioni per i diritti umani e che è stato ripetutamente accusato per via
del suo sistema giudiziario politicamente di parte.

 

La campagna “#NOEXTRADITION – No all’estradizione degli antifascisti” si propone come
obiettivo di impedire l’estradizione delle compagne e dei compagni.

Il motivo delle imminenti estradizioni è costituito dalle indagini relative agli scontri avvenuti a
Budapest nel febbraio 2023 tra alcuni antifascisti e neonazisti.
Ogni anno, a Budapest ha luogo il cosiddetto “giorno dell’onore”, uno dei più importanti raduni
neonazisti a livello europeo, con il “giorno dell’onore” viene commemorato – distorcendo la
vicenda in modo revisionista – il tentativo da parte della Wehrmacht e delle SS di rompere
l’accerchiamento della città da parte dell’Armata Rossa.

Nell’ambito della stessa indagine è stat arrestatǝ, a dicembre, anche Maja, che attualmente si trova in detenzione preventiva a Dresda. A seguito della richiesta di estradizione da parte delle autorità giudiziarie ungheresi, è stato avviato un procedimento presso la Corte d’Appello di Berlino e la decisione sarà presa nelle prossime settimane.
La stessa situazione vale per Gabriele, agli arresti domiciliari a Milano, anche lui in attesa della
decisione sulla sua estradizione e come lui altre dodici persone che sono attualmente ricercate.

Nessun processo equo

L’Ungheria non è più considerata una democrazia a tutti gli effetti, nemmeno dal Parlamento Europeo, ma piuttosto un’”autocrazia elettorale” che mina sistematicamente e deliberatamente i valori fondamentali concordati, limita fortemente la libertà di espressione e di stampa, ha eliminato gli organi di controllo del sistema democratico e criminalizza gli oppositori politici.

Nel 2022, l’Unione europea ha congelato miliardi di finanziamenti destinati all’Ungheria perché
il paese non ha introdotto le riforme dello stato di diritto concordate con l’UE. Inoltre molti
eurodeputati stanno chiedendo che il primo ministro ungherese Viktor Orbán venga privato del
diritto di voto in Consiglio perché, nonostante le recenti riforme del sistema giudiziario,
l’Ungheria non soddisfa più gli standard europei.

Sia Amnesty International che la Corte europea dei diritti dell’uomo hanno denunciato la
crescente restrizione dell’indipendenza giudiziaria in Ungheria. Il governo, populista e di destra,
di Viktor Orbán ha ripetutamente redarguito giudici e pubblici ministeri non allineati con misure
disciplinari e sospensioni. La linea politica in tema di giustizia tenuta dal governo fa sí che
terroristi di destra ottengano la grazia e siano di nuovo a piede libero.

Gli eventi correlati al „giorno dell’onore“ ottengono ingenti finanziamenti da parte del governo
giustificati con il capitolo di spesa “promozione del turismo”.

Reporter senza frontiere denuncia anche un panorama mediatico sotto il controllo del governo.
Nel 2010 dopo la promulgazione della legge sulla libertà di stampa, gran parte delle emittenti
televisive e radiofoniche sono sotto il controllo governativo e un nuovo organo di controllo, a
nomina governativa, controlla e sanziona gli organi stampa indipendenti. Di conseguenza, il
giornalismo critico e d’inchiesta è praticamente inesistente e i principali quotidiani e emittenti
televisive si limitano a divulgare le informazioni passate dal governo rendendo l’informazione
tendenziosa e di impronta destro-conservatrice.
Alla luce di questi fatti e della situazione politica ungherese, dobbiamo ritenere che in caso di
estradizione gli antifascisti indagati non possano aspettarsi un processo equo.
Pene eccessive e condizioni carcerarie disumane
Due antifascisti, arrestati nel febbraio 2023 subito dopo i fatti del “giorno dell’onore”, si trovano
ancora in carcere in Ungheria, entrambi sono incarcerati sulla base dello stesso impianto
accusatorio degli altri compagni. A fine gennaio 2024 inizierà il processo: per Ilaria, compagna
italiana, il pm ha chiesto una pena detentiva di 16 anni e in caso di estradizione, per Maja e gli
altri antifascisti c’è la possibilità di una condanna fino a 24 anni oltre ad una possibile detenzione
preventiva che in Ungheria non ha un reale limite temporale.
Le pene detentive richieste e previste sono molto più severe di quanto lo sarebbero in Germania,
per lo stesso impianto accusatorio.

Helsinki Committee for Human Rights ed altre ONG hanno già più volte reso pubbliche econdannato le condizioni catastrofiche delle carceri ungheresi.
Anche i due compagni attualmente in carcere, Tobi e Ilaria, riferiscono di condizioni disumane e
di soprusi. Durante i primi sei mesi di carcere l’unico contatto concesso ad Ilaria con il mondo
esterno è stato quello con il suo avvocato e solo successivamente ha potuto mettersi in contatto
con la propria famiglia. In una lettera di 18 pagine racconta della sua condizione: un’ora d’aria e
le restanti 23 ore reclusa in una cella di tre metri quadri, interrogatori senza la presenza del
proprio avvocato e/o di un interprete, carenza di cibo e condizioni igieniche indecenti. Le celle,
oltre ad essere calde d’estate e fredde d’inverno, sono infestate da topi, scarafaggi e cimici.
Se verrà concessa l’estradizione, Maja, Gabriele e tutti gli altri coinvolti potrebbero rischiare una
pena detentiva a due cifre in condizioni disumane e in detenzione preventiva ad oltre 1000
chilometri di distanza da familiari e amici.

Pregiudizi contro gli accusati

Fin dal primo arresto e a seguire le indagini sono state accompagnate da articoli e servizi
televisivi sui principali canali ungheresi: i partecipanti alla commemorazione del “giorno
dell’onore” sono stati ritratti come semplici turisti, mentre i compagni accusati vengono dipinti
come sanguinari picchiatori.
Mentre in Italia si è riusciti a creare attenzione mediatica intorno al caso di Ilaria, in Germania la
rassegna stampa riguardante i fatti in Ungheria assomiglia più ad un copia ed incolla della
stampa ungherese e la complessità e le conseguenze del processo non vengono considerate.
La rappresentazione dei fatti da parte della stampa è tendenziosamente di destra e alimenta
pregiudizi creati dalle autorità di sicurezza tedesche sul grado di pericolosità degli antifascisti
ricercati.

Tutto questo sta accadendo mentre in tutta Europa i fascisti stanno guadagnando terreno, in
Germania non è improbabile che un partito fascista potrebbe venir rieletto in parlamento con
un’alta percentuale di voti. Si tratta dello stesso partito che in collaborazione con attori degli
ambienti neonazisti pianifica la “riemigrazione” di una larga fascia della popolazione in
Germania.

Dobbiamo ancora una volta renderci conto dell’importanza dell’antifascismo nella nostra società.
Criminalizzare gli antifascisti in questo modo, sullo sfondo dell’avanzata delle nuove destre, i cui
programmi politici si diffondono sempre di più trovando accettazione in larghe parti della
società, oscura la vera minaccia.

Chiediamo pertanto:
• un chiaro rifiuto dell’estradizione degli accusati in Ungheria – sia dalla Germania che
dall’Italia!
• l’immediato ritorno delle persone detenute nei loro Paesi d’origine!
• la possibilità di un processo equo per tutte le persone coinvolte!